UNA LUCE DAL CIELO PIU’ SPLENDENTE DEL SOLE

Tale affermazione inerente l’esperienza di Paolo sulla via di Damasco, relazionata in Atti (26:12-32) ci introduce nella riflessione nel modo cui l’incontro personale con il Signore Gesù, sia sempre un rapporto che avviene nella luce, perché una nuova nascita spirituale, come la dizione per un parto naturale, per il nuovo nato, sia un <venire alla luce>. Conoscere Cristo nel termine biblico, vuol dire avere un rapporto di viva fede con Lui, in un ambito di vita che affonda le radici nella Sua autorità e nella Sua posizione di Salvatore, esaltato e glorificato nel cielo.

La testimonianza dell’apostolo Paolo

Il sunto presentato nel racconto della conversione di Paolo, cioè una clamorosa esplosione di luce abbagliante a mezzogiorno, una descrizione quasi irreale dell’evento atmosferico, ma  tale da rendere cieco il capo deportazione di prigionieri cristiani. Paolo detentore di un’autorità e d’incarichi ben definiti da capi e sacerdoti, per far tacere la voce dei testimoni di Cristo, divenuta ingombrante e fastidiosa per i traffici religiosi, ci permette di vedere come Gesù incontra le persone, indipendentemente da ciò che sono o  stanno facendo. E’ vero, Gesù si preoccupa di scontrarci nel sentiero della nostra vita, emanando il profumo della Parola come punto cardinale e orientativo, per stabilire con Lui un dialogo d’amore e di vita. Interessante è quello che Paolo, subito dopo l’incontro benedetto con Gesù, esibisce come prova, additando nell’aiuto di Dio (Atti 26:22) il suo nuovo approccio alla Scrittura. L’apostolo prova dunque che la sua testimonianza non oltrepassa il valore in se della Parola di Dio: (Atti 26:22) senza dir nulla al di fuori di quello che i profeti e Mosè hanno detto che doveva avvenire;  vi era solamente un intendimento allargato  per la potenza dello Spirito Santo, che sottolineava la reale e maestosa portata dell’opera del Cristo, non interamente intesa e capita prima. (Ep. Colossesi 2:12) Siete stati con Lui sepolti nel battesimo, nel quale siete anche stati risuscitati con Lui, mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato dai morti. Ecco specificato l’argomento.

Un punto saliente: il Cristo sofferente

 Paolo evidenzia con l’utilizzo di un verbo <il Cristo avrebbe sofferto> il visibile aspetto di Gesù risuscitato, ma con tracce riscontrabili del dramma della croce sul suo aspetto esteriore. L’immagine corrisponde a quella di Atti 1:3: Ai quali anche, dopo che ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove. E’ una sintesi meravigliosa quella proposta da Paolo, distinguere il punto di partenza che aveva caratterizzato l’apparizione del Signore risorto, cioè vederlo e discernerlo con l’aspetto sofferente. Questo fatto voleva dire che quel corpo sofferente, era argomento portante per la predicazione  e dava il la per la testimonianza evangelica. Quell’aspetto sofferente introduceva ancora una riflessione importante <e che Egli il primo a risuscitare dai morti>.Certamente Gesù non era il primo a risuscitare, Lui stesso nel corso della sua vita terrena aveva risuscitato alcune persone; allora perché questa affermazione scritturale? Il primato è nell’intensità regale e gloriosa, materia con cui si misura nel cielo; quindi Gesù era il primo, cioè deteneva il primato nella vita, nell’amore e nell’unità con il Padre. L’apostolo Paolo come visto, dopo aver affermato di non andare oltre lo scritto dell’Antico Patto, dichiara che la resurrezione di Gesù implica la luce: <avrebbe annunziato la luce al popolo e alle nazioni>.  La luce della predicazione dell’Evangelo è senz’altro meno appariscente di quella vista a Damasco, ma certamente più che sufficiente a circondare di chiarezza la figura del Signore Gesù, perché ad ogni testimonianza resa, presiede il suo Spirito, incaricato di guidare e condurre le anime nella Verità delle Scritture. Il traguardo del Vangelo è sempre quello: ritrarre Gesù sofferente per i miei peccati commessi, ma altresì primo risuscitato, uno con il Padre e Luce per i popoli. Il Cristo annunziato nei suoi intenti celesti, ora trionfante e vivente nei cieli, è argomento di gioia e pace nei cuori dei credenti, che sono in attesa di vederlo come Egli è. Nell’attesa di questo meraviglioso evento sono di somma consolazione le parole di Giovanni: (I Ep. Giovanni 1:7) Ma se camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, abbiamo comunione l’un l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. E’ veramente prezioso sapere che Colui il quale disse: < Io sono la luce del mondo> anche nel cielo risieda attorniato dalla luce, e che il suo sangue offerto per la potenza dello Spirito Santo, purifichi i peccati dei credenti accolti nel perdono.

Un progetto mondiale: ravvedimento e conversione

Lui In questi momenti, cioè il Signore Gesù, fa parte di argomentazioni, di meditazioni, di predicazioni fra la nazioni: (Atti 26:20) Fra le nazioni ho predicato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento. Il Suo nome, Salvatore del mondo, il Giusto, l’Agnello, il Verace e il Fedele, l’Alfa e Omega, è quello (Atti 4:12) In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato  agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati. L’opera del ravvedimento consiste: (Atti 26:18) Per aprire loro gli occhi; le anime hanno bisogno di distinguere fuori dalle nebbie religiose, dalle oppressioni ammantate di devozione e pie, l’immagine viva di Gesù. Per vederla nitidamente occorre che lo Spirito, ravvivando la predicazione evangelica dei credenti, liberando le sembianze del Redentore dalle foschie, vengano visti chiaramente i prorompenti contorni della sua figura amorevole e salvatrice. Ancora, che si distingua limpidamente il ritratto di Colui che ha pagato un debito immane e vuol riscattare il peccatore, per cui deve incidere una decisione personale di ravvedimento. Non è solo questione di dispiacere, di pena, per la morte di Gesù, ma è l’attrazione potente che la libertà di vista, viene attuata dal Signore stesso, per cogliere il profondo significato della Sua morte vicaria. Vedere Gesù che dona il suo corpo e il suo sangue sulla croce per la remissione dei miei peccati, e capirne il significato, vuol dire avviarsi al percorso della conversione mediante la fede. La conversione susseguente al ravvedimento è quella risoluzione di voler seguire, da ora in poi il Salvatore, facendo della sua confidenza e della sua protezione, la nostra bandiera. La conversione: (Atti 26:18) Si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, prospetta di vedere nitidamente la differenza fra tenebre e Luce utilizzando metodi di giudizio celesti. Anche se (II Ep. Corinzi 11:14) Satana si traveste da angelo di Luce, resta fermo (II Ep. Timoteo 1:10)… Gesù il quale ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il Vangelo. Questa consapevolezza di distinzione avviene mediante la grazia del ravvedimento, che introduce in questo stadio, dove ci si rende conto delle differenze spirituali, ripeto, secondo le leggi celesti. Tenebre e luce delimitano territori dove procedere. La luce, non v’è dubbio conduce a Gesù e a Dio nel percorso della conversione, al termine del quale <e ricevano per la fede in Me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità fra i santificati> in Cristo c’è  il perdono e l’eredità. Convertirsi, vuol letteralmente dire, fare conversione, ruotare per accedere in altra via, ripartire con un’altra prospettiva. Si era incamminati verso e nelle tenebre, dopo il perdono di Gesù si accede a un altro potere, ad una meta celeste, meta prima impensabile da raggiungere con le nostre risorse umane.

Un pressante invito per l’eredità

Quel potere è anche garanzia del raggiungimento della destinazione celeste, perché Chi ha promesso, mantiene fermamente i propositi espressi. Il punto d’arrivo non è un traguardo solitario, ma è un’eredità tra i santificati. Le credenziali per l’accesso glorioso nel luogo sono la fede nel sacrificio del Signore Gesù Cristo, che dispensa l’ingresso per chi lo incontra in questa vita, cioè con l’orientamento e il profumo della sua Parola. I santificati saranno senz’altro moltissimi, testimoni di una vittoria non striminzita o deludente sulle tenebre o sull’Avversario, ma certamente una marea di anime trionfanti e gioiose di essere al seguito del Vittorioso e del Vincitore. La consolazione della vita eterna influirà nella gioia con stadi differenti per le persecuzioni umane subite. I credenti riceveranno delle gratificazioni in base ai talenti trafficati, ma le corone ottenute dai salvati saranno per l’omaggio esclusivo del Salvatore. Vi sarà un’adorazione piena di magnificenza, nello splendore della presenza dell’Agnello e del Padre. Tutto sarà nuovo, inimmaginabile per menti finite come le nostre.

 Vorresti persuadermi

L’episodio brevemente commentato, di Paolo difronte ad Agrippa, Festo e alla corte, termina con una visione che comunica l’atteggiamento di alcuni  nei confronti della Verità. < Vorresti persuadermi a diventare cristiano> è la constatazione di Agrippa e di tutti quelli che pensano le cose spirituali e bibliche, siano inutili e senza alcun valore. L’ironia che si coglie in quella affermazione del potente e illustre personaggio, è pari all’indifferenza del messaggio ascoltato. Si, è vero,  la luce si accende per vedere, ma a volte è troppo luccicante per menti abituate alle tenebre, per cui resta propizio e soddisfacente rimanere nel buio e purtroppo nella futura delusione. Purtroppo risvegliarsi nella realtà, quando sarà troppo tardi, sarà l’esperienza di molte anime che nel corso della loro vita con insensibilità e trascuratezza, avevano rifiutato l’incontro con il Signore, forse perché impegnati in traguardi più appaganti di un appuntamento con Gesù. L’essere separati da Gesù per l’eternità è una cosa molto comprensibile anche ora; (Atti 26:19) Io non sono stato disubbidiente alla visione celeste; richiede semplicemente il contrario di ciò, fatto dall’apostolo Paolo. Il potente testimone poteva vantare senza orgoglio, di essere stato mansueto e disciplinato alla vocazione celeste, e ostentava la sua adesione attraverso la fede, alla straordinaria apparizione e voce. Si, l’apparizione della luce lascia spazio per l’autonoma decisione di ubbidire o rifiutare la Grazia, oppure indietreggiare dall’accoglienza e dal ristoro nella comunione con il Signore.

Conclusione.

Noi vorremmo che i nostri lettori e amici della Mostra della Bibbia, potessero avere la certezza della vita eterna in Cristo. Per questo dedichiamo le nostre semplici note, per incoraggiare a leggere la Bibbia e a incontrarvi in essa, la persona amata di Gesù. Nell’ ultimo libro della Bibbia è detto: (Apocalisse 22:5) Non ci sarà più notte, non avranno bisogno di luce di lampada, ne di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli. Amen.

Ferruccio IEBOLE

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